Se pensiamo ad un grande allenatore non possiamo non
menzionare Antonio Conte.
Non tanto per quello che ha vinto, dopotutto vincere
campionati alla guida della Juventus non dovrebbe essere un impresa proibitiva,
ma per come li ha vinti e nelle situazioni nelle quali li ha vinti.
Dicevamo vincere uno scudetto con squadre come Juve Inter o
Milan, non è un’ impresa titanica, al contrario se non li vinci è un grosso
fallimento. Conte ha preso una squadra che veniva da anni bui, in continua
rifondazione, con dirigenze inesperte. Quindi poteva anche non vincere il primo
anno, invece con intelligenza tattica, fame di vittoria dell’ambiente, un po’
di fortuna nel mercato estivo e con la complicità del Milan, riesce a portare
alla vittoria la sua squadra. Squadra più debole della rivale (basta pensare
che nel Milan giocava uno che nella sua carriera non aveva mai perso un
campionato ).
La filosofia di gioco di Conte è quella di una squadra
aggressiva, che sfrutta molto le fasce, si ispira al 424 di mister Giampiero
Ventura. Con questo sistema di gioco conquista i suoi primi successi con Bari e
Siena.
Catapultato in una grande realtà come la Juventus capisce
che deve anteporre ai propri credi la praticità. Che non vuol dire
non pretendere serietà negli allenamenti, aggressività in campo e un gioco
offensivo, ma giocare in maniera tale da utilizzare al meglio i suoi uomini a
disposizione. Per intenderci se hai Pirlo giocare col 424 non riuscirebbe a sfruttare al meglio il giocatore. Quindi non compie la sciocchezza di
anteporre il suo credo calcistico alla squadra, come qualche santone del calcio
fa (ricordiamoci di chi non faceva giocare Pjanic e De Rossi insieme, perché
doveva giocare il mediocre Tachtsidis, perché.. perché.. boh ci sarà un perché
nella mente del boemo.. ).
E’ inutile ricordare che il calcio italiano è cambiato,
tutti quelli che seguono la Serie A si sono accorti che non possiamo più fare
la voce grossa in sede di mercato, si prende quello che si può, quello che
lasciano gli altri grossi club europei. Non è più l’allenatore a dire voglio
questo giocatore o quell’altro, fa una lista di nomi e spera che uno di questi
possa far parte della sua rosa. Ma molto spesso alla fine si ritrova con
giocatori che nemmeno avrebbe immaginato
di allenare. Così Conte nell’estate del 2011 si ritrova un fenomeno come Andrea
Pirlo in squadra. Capisce subito che non può rinunciare, come hanno fatto altre
squadre ed altri allenatori, ad un giocatore così decisivo, capisce anche che è
da pazzi fargli ricoprire il ruolo di ala, terzino, seconda punta, portiere o
magazziniere, cambia modulo e gli cuce una squadra addosso. Si inizia col 433
fino a Gennaio, poi si infortuna Pepe, gli sbagliano il mercato e deve proporre
un 352 col quale vince il campionato e il successivo.
Questo modulo porta i suoi centrocampisti ad esplodere,
segnano tanto con inserimenti spettacolari. Segnano anche perché gli vengono
aperti i varchi difensivi da attaccanti tecnici e di movimento, pensiamo al
grande lavoro fatto da Vucinic. Certo poi sotto porta perdono lucidità e
sbagliano tanti gol, alcuni poi non sono freddi al momento di mandare in rete
la palla, altri (Matri) non hanno una tecnica eccelsa.
L’obiettivo per il terzo anno di gestione Conte diventa
quello di migliorare la squadra nel reparto offensivo. Penso che sarebbe stato
meglio migliorare il pacchetto difensivo. Comunque si punta a rinforzare
l’attacco, per il gioco del Mister servirebbe una punta alla Van Persie un Cavani
o un Palacio. Invece le logiche e le opportunità di mercato spingono la società a
centrare gli obiettivi di Llorente e Tevez.
Due giocatori molto forti, ma che hanno una maniera di
giocare diversa da Vucinic per esempio. Si sacrificano di meno in copertura,
giocano più per loro stessi, specialmente Tevez, ma sono più incisivi,
continui, con esperienza europea, dei trascinatori.
Pertanto due così non si possono tenere in panca, si cambia
modulo, passando ad un calcio meno spettacolare ma più concreto, valorizza un
giovane campione come Pogba.
Un vecchio esperto di calcio diceva che l’allenatore
migliore era quello che faceva meno danni. Nel caso di Conte più che un
allenatore possiamo parlare di un grande sarto che riesce a sfruttare tutto il
materiale che ha ricavandone capi di alta moda.
In realtà ci vuole tanto spirito di abnegazione, Conte oltre ad essere sarto è anche uno che ci crede veramente, ci metto l'anima quando allena e guida la juventus in campo. Lo vedi sbracciarsi per 90 minuti, non buttare mai la spinta. Anche se questa juve è meno ARRABBIATA di quella imbattuta dello primo scudetto. Però la vedi come gioca, a tutto campo, con lanci lunghi, quest'anno almeno abbiamo una torre che si xchiaman LLORENTE, che ci sa fare lui, e poi c'è Carlitos giocatore completo.
RispondiEliminaMa è anche la società che crea un buon ambiente dove lavorare e giocare, C'è un grande spirito che veglia sulla Juve, quello del grande Avvocato. Chissà che cosa avrebbe da dire lui su questa juve ;)