L’ignoranza, specialmente quella degli italiani, è stata la causa di molti (troppi) delitti calcistici commessi in nome dell’Ajax.
All’inizio degli anni Settanta la squadra di Amsterdam, fondata da emigranti greci (da qui il nome in memoria di Ajace), incantò il mondo con un calcio assolutamente nuovo, straordinario e bellissimo persino da un punto di vista estetico.
Difensori in grado di giocare con entrambi i piedi in ogni settore, centrocampisti capaci di contrare, costruire e concludere, attaccanti che segnano, rientrano e ripartono.
Tutti i singoli dotati di grandissima tecnica individuale messa al servizio di una squadra tatticamente straordinaria. Fuorigioco sistematico, pressing dappertutto e gli avversari non semplicemente battuti, ma stracciati e annichiliti. I successi europei di quell’Ajax convinsero molti allenatori a intraprendere la strada del “gioco all’olandese” senza accorgersi che quella strada poteva essere seguita, ma a patto di disporre di atleti straordinari bravissimi “anche” e sopratutto a giocare al calcio.
Di gente simile in precedenza se ne era vista poca.
In Italia c’erano stati Ferrari negli anni Trenta e Valentino Mazzola nel decennio successivo che avevano impersonificato il calciatore capace di fare tutto e farlo bene.
Nel mondo l’argentino Di Stefano, l’ungherese Boszik, il brasiliano Pelè e l’inglese Bobby Charlton erano riusciti a mostrare una bravura tecnica, una duttilità tattica e una potenza atletica simile a quella degli olandesi.
Ma non se ne erano mai visti tanti assieme come in quell’Ajax. Johann Cruijff era un fuoriclasse assoluto, Krol e Sourbier difensori in gradi di dettare precisi passaggi di quaranta metri come se avessero un telemetro nei piedi, Haan era in grado di fare il regista, il cursore, l’incontrista e l’attaccante con la stessa naturalezza.
E cos via.
L’Ajax vinceva tutto e la nazionale olandese niente.
Perché? La domanda se la ponevano in pochi, non se la ponevano di sicuro quegli allenatori che in ogni parte del mondo (e purtroppo anche in Italia) decisero di imitare quel modo di interpretare il calcio.
L’Ajax vinceva perchè aveva dei campioni che altre squadre di club non avevano. Non vinceva “solo” per il modulo.
L’Olanda perdeva i campionati del mondo per un motivo molto semplice: la Germania nel 1974 e l’Argentina nel 1978 disponevano di squadre che sul piano individuale erano superiori.
A parità… di bravura (e anche quando il gap era minimo) vincevano gli olandesi perchŠ sul piano tattico erano superiori.
Quando anche le individualità degli avversari erano superiori l’Olanda perdeva.
Non solo per inferiorità, ma anche perché il suo modo di giocare era a senso unico e non prevedeva variazioni tattiche. Illuminante la finale del Mondiale 74′ con la Germania.
In vantaggio per uno a zero dopo un minuto (rigore di Cruijff) l’Olanda continua a giocare in attacco senza pensare a difendersi e sui contropiedi micialiali è riuscita a perdere un titolo che con un minimo di saggezza mai e poi mai avrebbe perso.
In Italia le squadre che meglio hanno saputo imitare l’Ajax sono state il Torino di Radice, che in Europa non ha vinto niente perchè i suoi giocatori erano “solo” i migliori degli italiani (le frontiere erano chiuse) e il Milan di Sacchi che ha vinto ovunque, perché con Gullit, Rijkaard, Van Basten, Baresi, Maldini,Donadoni ecc, sarebbe stato difficile anche pareggiare.
Senza tener conto che non c’erano le inglesi che negli otto anni precedenti la squalifica avevano visto sette coppe campionai: quattro con il Liverpool, due con il Nottingham e una con l’Aston Villa.
Senza tener conto che non c’erano le inglesi che negli otto anni precedenti la squalifica avevano visto sette coppe campionai: quattro con il Liverpool, due con il Nottingham e una con l’Aston Villa.
Franco Rossi
(Fonte: www.francorossi.com)
Nessun commento:
Posta un commento