martedì 14 gennaio 2014

Sassuolo Milan 4-3: Quando oltre al marketing non c’è nulla.

Partiamo dal risultato Sassuolo Milan 4-3, detto questo e aver metabolizzato la partita, diciamo che il bello del calcio è proprio questo, nulla è prevedibile, questo è forse l’unico sport nel quale  chi parte strabattuto alle volte può uscire vincitore, sovvertendo i pronostici. Capita alle squadre blasonate di incappare in stagioni sfortunate. Però qualcosa non quadra..
Il Milan è una delle poche squadre al mondo (non posso dire che sia l’unica, perché di squadre al mondo ce ne saranno milioni) ad avere due AD, amministratori delegati. E’ una delle tante squadre al mondo che hanno un presidente che ha smesso da anni di investire. E’ una tra le tante squadre italiane che si è oggettivamente ridimensionata nell’organico. Però diciamo la verità sono due anni che il Milan non ne azzecca una, se togliamo la parentesi dell’anno dello scudetto vinto con Ibrah, allora il periodo diventa più lungo.
La società rossonera fa in ogni sessione mercati assurdi, senza logica, compra parametri zero, giocatori in scadenza, gente da pensione, tutti giocatori che percepiranno stipendi abbastanza cospicui,  De Jong, Montolivo, Balotelli, Mexes per citarne solo alcuni non percepiranno quattro soldi.
Ok stiamo parlando di una società allo sbando, cose c’è di nuovo sotto il sole?
Perché non cambia allenatore? O dirigenti, come farebbero le altre squadre. Il motivo è che il Milan, per sfortuna/fortuna, ha due armi potentissime dalla sua parte: il marketing e i media.
La società è abilissima in questo, si raccolgono appena ventidue punti in mezza stagione ed ecco che arriva Honda, presentato in pompa magna, inno della squadra, occhi lucidi di Galliani, paragoni con stelle del calcio, si snocciolano i trionfi passati nitidi come se fossero accaduti ieri. La squadra perde col Sassuolo, ed ecco che arriva la notiziona che catalizza l’attenzione di tutti i media e dei tifosi: Seedorf nuovo allenatore (giovedì verrà presentato).
Insomma nel marketing forse la società rossonera è la prima al mondo, insieme al Real. Ed è una grande cosa questa, pensiamo invece all’Inter che non è riuscita a capitalizzare i grandi successi recenti, sia in termini di immagine che sotto il profilo finanziario, o alla bipolarità che spesso vive l’ambiente romanista, grandi entusiasmi che si trasformano in pessimismo cosmico e 
viceversa .
Però togliendo questa cortina patinata e fumosa del marketing cosa rimane? Rimane una squadra con ventidue punti nel girone di andata, con una rosa assurda dove in difesa troviamo giocatori scarsi  da pensione un centrocampo senza né capo né coda e un attacco che conta: Balotelli, Pazzini, Honda, Robinho, El Sharawi, Petagna, Kaka e fino a ieri Matri, forse un po’ troppi?
Un mercato che solamente Freud potrebbe interpretare, l’ultima mossa vendere Matri acquistato dalla Juventus sei mesi fa per undici milioni di euro. Due AD che si pestano i piedi e giocatori sopravvalutati con stipendi onerosi.
La società che ha come presidente il re del marketing non poteva che essere regina nel settore, Kaka e Honda contribuiranno a rendere più glamour le pagine dove si parla di Milan e ad aumentare le vendite di magliette, ma oltre cosa c’è?
Fino a quando i tifosi saranno più appagati dal sentirsi ripetere che sono il club più titolato al mondo rispetto al vedere la loro squadra giocare calcio?
Galliani alle volte sembra uno dei tanti politici che saltellano da un canale all’altro, con i loro faremo.. da domani mattina facciamo.. subito faremo.. faremo subito.. o riempirci le orecchie di parole inglesi per indorare la pillola amara.

domenica 5 gennaio 2014

CONTE.. TEVEZ.. VIDAL.. E IL DELITTO E' PERFETTO..






Come si fa a battere una squadra che ha un ottimo centrocampo, una buona difesa, ma che non ha attacco e sa giocare solamente in contropiede? Semplice risponderebbe Antonio Conte, stasera ve lo mostrerò.. Basta abbassare la squadra, lasciare il pallino del gioco agli avversari, non farle usare l’unica arma che possiede cioè il contropiede e giocare di rimessa. Loro giocheranno, costruiranno tante manovre offensive, ma se non hanno chi può finalizzarle tutto sto manovrare sarà sterile. Sempre Conte direbbe se attacco non solo gli permetto i contropiedi, ma mi scopro e con i difensori che ho potrebbero essere dolori. Poi basta stringere i denti un po’ aspettare di fare il primo gol e la partita è finita..
E così ha fatto, la Roma manovrava senza sapere come finalizzare, la Juve aspettava di avere la palla, saltava il centrocampo e poi ci pensava Tevez. Fatto il primo gol, la Roma è dovuta uscire, fare la partita, cosa che non sa fare, e perdersi nei suoi limiti tattici e franare.
Se la seconda in classifica non ha una punta, ha una rosa limitata, sa giocare solamente di rimessa, e si aggrappa al suo uomo più rappresentativo che ha trentasei anni (!!) possiamo capire come sta messo il campionato italiano.
Questo non giova a nessuno, nemmeno alla Juventus, che poi va in campo internazionale e non riesce ad ottenere gli stessi risultati.
Se analizziamo i singoli della squadra che ha strapazzato i giallorossi, non è venuto alla luce un Pirlo (trentaquattrenne) che ha passeggiato per novanta minuti, i problemi della difesa ( che a parer mio è come singoli modesta) e un Buffon incerto.
Si dirà Pirlo ha tirato la punizione del due a zero realizzata da Bonucci, proprio un difensore, si dirà la difesa della Juventus è quella meno imbattuta.. però a parer mio il livello degli antagonisti è sceso talmente che possiamo vedere gli asini volare..

Complimenti a Conte per la sua saggezza tattica che ha inculcato al gruppo. Un allenatore che sta diventando molto interessante, la curiosità di vederlo in un campionato più competitivo mi è forte.

E PLURIBUS UNUM










Come quella volta in cui, mentre guidavi, ho fatto caso a quel gagliardetto rosso che penzolava dallo specchietto retrovisore. Lo scudetto era quello di una squadra di calcio portoghese, il Benfica. Sfondo rosso, un aquilotto che stringe i suoi artigli su un cartiglio con la dicitura E Pluribus Unum, poi i rami di alloro che incorniciano un pallone con la sigla SLB, e un’altra scritta, questa in bianco: GLORIOSO, FUNDADO EM 1904
“Perché questo scudetto?”.
“E’ di Lisbona, il Benfica”.
“Lisbona. Ci sei stato?”.
“Sì, una sola volta, purtroppo”.
“E te ne sei innamorato?”.
“Sicuramente. Ci sono stato durante i lavori che fecero per l’Expo del 1998. Cantieri ovunque, strade dissestate, caos…”.
“Eppure…”.
“Eppure… Che città, e poi è la città del Benfica. L’arte del football”.
“Io non ci capisco niente di football”.
“Non conosci Eusebio?”.
“Eusebio chi?”.
“Il più grande calciatore del mondo”.
“Non ne so niente. Ma non era Pelé?”
“Pelé? No, Eusebio era un’altra cosa (…) Che ne so, la maglietta amaranto con le bande verdi, a me quelli del Portogallo mi sono sempre piaciuti, e il Benfica, poi, con tutto quel rosso”.
[Fabrizio Falconi, Cieli come questo, ed. Fazi 2002]